Helianthemum

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Helianthemum
Helianthemum nummularium (Eliantemo maggiore)
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superrosidi
(clade)Rosidi
(clade)Eurosidi
(clade)Malvidi
OrdineMalvales
FamigliaCistaceae
GenereHelianthemum
Mill., 1754
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseDilleniidae
OrdineViolales
FamigliaCistaceae
GenereHelianthemum
Specie

Helianthemum Mill., 1754 è un genere di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Cistacee[1], dall'aspetto di piccole erbacee annuali o perenni.

L'etimologia del nome del genere è abbastanza intuitiva ed è formata da due semplici parole: hèlios (= sole) e ànthos (= fiore) indicando così la breve durata di un solo giorno dei fiori di questo genere, oppure (secondo altre etimologie) indica il fatto che questi fiori vogliono le zone soleggiate[2].
La prima volta che si trova il termine Helianthemum è in una stampa ad opera del fisico e botanico germanico Valerius Cordus (18 febbraio 1515 – 25 settembre 1544); ma è stato il botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (5 giugno 1656—28 dicembre 1708) ad usarlo per primo come valore di genere. Un primo elencò abbastanza completo delle specie di questo genere, partendo ovviamente da quelle spontanee del proprio territorio, è stato fatto dal botanico svizzero Von Haller (1705 – 1777) in una pubblicazione del 1742.

Diagramma fiorale Helianthemum vulgare
Il portamento (Helianthemum grandiflorum)

Queste piante sono legnose o sub-legnose, ma anche erbacee a portamento arbustivo (eretto o prostrato) oppure sono erbe perenni (raramente annuali). La forma biologica più ricorrente (almeno per le specie europee) è camefita suffruticosa (Ch suffr), ossia sono piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm. A seconda della latitudine possono essere sempreverdi o semi-sempreverdi ossia le porzioni erbacee si seccano annualmente e rimangono in vita soltanto le parti legnose.

Le radici sono secondarie da fittone.

I fusti sono ramosi-cespugliosi di tipo diffuso-ascendenti ma anche prostrato-ascendenti. Alla base sono quasi legnosi, ispidi e rugosi. I rami sono ascendenti.

Le foglie (Helianthemum nummularium)

Le foglie sono a disposizione opposta lungo il fusto (ma anche in modo alterno, ma raramente e solo in quelle superiori). Possono avere varie forme: ovali, ellittiche o lanceolate. Sono lunghe mediamente 1 – 4 cm e larghe 0,5 – 2 cm. La superficie può essere più o meno glabra; a volte sono anche tomentose. Il colore delle foglie può essere verde (più o meno lucido) o da biancastro a grigio-verde (se sono tomentose). Alla base delle foglie di alcune specie sono presenti delle stipole.

Infiorescenza

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L'infiorescenza si compone di racemi terminali più o meno lassi con pochi ma anche con tanti fiori. A volte le infiorescenze sono anche a ombrella. Raramente i fiori sono solitari. In generale la fioritura è molto breve in quanto i petali sono presto caduchi. In compenso questo tipo di piante presentano più fioriture durante l'arco della stagione. Spesso si presenta un certo dimorfismo tra le varie fioriture: i primi fiori si presentano con larghi petali, gli ultimi con petali più stretti se non addirittura apetali.

Il fiore (Helianthemum apenninum)

I fiori sono ermafroditi e attinomorfi; sono pentameri (calice e corolla composta da 5 elementi). Il diametro medio dei fiori va da 2 a 4 cm. Il colore è bianco o giallo, occasionalmente rosa o carnicino. A volte sono bicolori: il centro del fiore ha delle tonalità più accese probabilmente per facilitare il raggiungimento del nettare degli insetti pronubi. I fiori generalmente sono pedicellati, raramente sessili.

* K 5, C 5, A molti, G (3) (supero)[3]
  • Calice: i sepali sono tre o cinque e sono persistenti; possono essere pelosi ma anche setolosi e la loro forma è in genere ovata. In diverse specie i sepali sono irregolari, ossia si dividono in due esterni e tre interni. Quelli esterni sono più lineari e lunghi la metà di quelli interni che sono più ampi.
  • Corolla: la corolla è dialipetala; i petali sono cinque e sono più lunghi del calice; sono facilmente caduchi. La forma è spatolata ma anche cuoriforme (o forme intermedie), mentre la superficie può essere spiegazzata.
  • Androceo: gli stami possono essere pochi (5) come numerosi (più di 10) e quasi tutti fertili (ossia con le antere) e liberi; le antere sono colorate di giallo.
  • Gineceo: lo stilo è a sezione cilindrica (esile, lievemente contorto a “S” e ginocchiato alla base e mediamente lungo, e si allarga a cono verso lo stimma) e si trova su un l'ovario pluricarpellare (a 3 carpelli) che è supero e libero e uniloculare (parzialmente può essere considerato triloculare). Gli ovuli sono ortotropici (in posizione eretta)[4] e gli embrioni sono ripiegati una o due volte su sé stessi.
  • Impollinazione: l'impollinazione è entomofila anche se in alcune specie mancano i nettari (comunque i fiori sono ricchi di polline).

Il frutto è una capsula loculicida a tre valve con molti semi. Una membrana riveste internamente il frutto. La forma dell'embrione può essere sia ricurvo (ad anello) che ad uncino, oppure dritto o ripiegato. I semi sono provvisti di albume amilaceo.

Alcune larve di lepidotteri (della famiglia delle Bucculatricidae e delle Coleophoridae) si cibano di queste piante [senza fonte].

Distribuzione e habitat

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Le specie di questo genere sono diffuse in varie zone dell'America, Europa, Nordafrica e Asia minore e Asia centrale, ma soprattutto in quelle aree che si affacciano sul Mediterraneo occidentale ma anche le isole Canarie, le coste atlantiche francesi e quelle inglesi. In effetti questo è un genere tipico della flora mediterranea e dell'Europa meridionale in genere le cui specie spesso sono caratteristiche di una determinata condizione ambientale come ad esempio certe zone aride (quasi da “steppa”, chiamate “garighe”) dell'Italia meridionale o insulare, oppure come la vera steppa russo-asiatica.
Come esempio si può citare la degradazione che alcuni terreni mediterranei, anticamente coltivati ad uliveto, subisce attualmente e che la fitosociologia assegna alla comunità vegetale chiamata Helianthemion guttati, costituiti quasi totalmente da un tappeto di erba irsuta a fiori gialli: Helianthemum guttatum (L.) P. Mill.
Le circa 20 specie rappresentate nella flora spontanea italiana (alcune delle quali endemiche) frequentano una vasta gamma di ambienti: dai luoghi rocciosi frammisti ai pascoli alpini di alta quota della montagna (sopra la zona delle Conifere e del Faggio) a quote più basse vicino al mare in zone tipiche dell'ulivo ma anche in aree aride e sassose.

Della trentina di specie spontanee della flora italiana 7 (più varie sottospecie) vivono sull'arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla diffusione delle specie alpine[5].

Specie Comunità
vegetali
Piani
vegetazionali
Substrato pH Livello trofico H2O Ambiente Zona alpina
H. apenninum 9 collinare Ca basico basso arido F2 CN TO VA CO BG BS TN BZ BL
H. canum 9 collinare
montano
Ca basico basso arido F2 CN AO CO BG BS TN BZ BL UD
H. hirtum 12 collinare
montano
Ca Ca-Si basico basso arido F2 CN(?) TO(?)
H. lunulatum 3 montano
subalpino
Ca basico basso arido C2 F2 F5 CN
H. nummularium subsp. berteroanum 9 collinare Ca Ca-Si basico basso arido C2 F2 CN
H. nummularium subsp. glabrum 10 montano
subalpino
Ca Ca-Si basico-neutro basso secco C2 F2 CN SO BS
H. nummularium subsp. grandiflorum 10 subalpino
alpino
Ca Si neutro basso secco C4 F5 tutto l'arco alpino
(escl. VC)
H. nummularium subsp. nummularium 9 collinare
montano
Ca Ca-Si basico basso arido F2 CN TO AO VC NO CO BS
H. nummularium subsp. obscurum 9 collinare
montano
Ca Si basico-neutro basso secco F2 tutto l'arco alpino
H. nummularium subsp. semiglabrum 9 collinareo Ca Ca-Si basico basso arido C2 F2 CN
H. nummularium subsp. tomentosum 9 montano
subalpino
Ca Ca-Si neutro basso secco F2 F5 CN AO NO CO BS TN BZ BL
H. oelandicum subsp. alpestre 10 subalpino
alpino
Ca basico basso secco C4 F5 tutto l'arco alpino
(escl. VA)
H. oelandicum subsp. italicum 9 collinare
montano
Ca basico basso arido F2 CN TO CO BG SO BS BL
H. salicifolium 4 collinare Ca Si neutro basso arido C1 F1 TO BS

Legenda e note alla tabella.
Per il “substrato” con “Ca-Si” si intendono rocce di carattere intermedio (calcari silicei e simili); vengono prese in considerazione solo le zone alpine del territorio italiano (sono indicate le sigle delle province).

Comunità vegetali:
3 = comunità delle fessure, delle rupi e dei ghiaioni
4 = comunità pioniere a terofite e succulente
9 = comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche
10 = comunità delle praterie rase dei piani subalpino e alpino con dominanza di emicriptofite
12 = comunità delle lande di arbusti nani e torbiere
Ambienti:
C1 = ambienti sabbiosi, affioramenti rocciosi
C2 = rupi, muri e ripari sotto roccia
C4 = campi solcati
F1 = praterie rase xerofile mediterranee
F2 = praterie rase, prati e pascoli dal piano collinare al subalpino
F5 = praterie rase subalpine e alpine
Lo stesso argomento in dettaglio: Specie di Helianthemum.

Al genere Helianthemum appartengono circa metà delle specie della famiglia delle Cistaceae originate in prevalenza nella zona mediterranea e nell'Asia occidentale, una ventina delle quali sono presenti spontaneamente sul territorio italiano.

Il Sistema Cronquist assegna la famiglia delle Cistaceae all'ordine delle Violales[6] mentre la moderna classificazione APG (avvalendosi dei recenti progressi della sistematica molecolare) la colloca nell'ordine delle Malvales[7].

Il genere Helianthemum è suddiviso in varie sezioni (e/o sottogeneri). Qui prendiamo in esame cinque di queste sezioni, definite dal botanico Adriano Fiori (1865 – 1950), relative alle specie spontanee della flora italiana[2]. Anche se questa suddivisione risulta datata può essere interessante esaminarla ugualmente:

  • Gruppo 1A : lo stilo è più o meno lungo;
  • Gruppo 2A : gli stami sono molti (più di 10); quelli esterni generalmente sono sterili (sono presenti solamente i filamenti senza antere); gli ovuli sono “anatropici” (= rovesciati con l'apice verso il basso)[4]; gli embrioni sono invece “circinati” (= a forma spiralata)[4];
  • Sezione FUMANA.
  • Gruppo 2B : gli stami in prevalenza sono 5 (o di più) e sono tutti fertili (filamenti con antere); gli ovuli sono “ortotropici” (= in posizione eretta)[4]; l'embrione è ripiegato una o due volte su se stesso;
  • Gruppo 3A : le piante sono perenni o suffruticose; lo stilo ha una forma contorta e il più delle volte è ginocchiato; i petali sono molto più grandi dei sepali; gli stami sono molti (più di10);
  • Sezione EUHELIANTHEMUM (appartengono le specie H. apenninum, H. nummularium e altre)
  • Gruppo 3B : le piante hanno un ciclo biologico annuale; lo stilo è diritto; i petali sono più brevi dei sepali (a volte possono mancare); gli stami sono da 5 a 15;
  • Sezione BRACHYPETALUM.
  • Gruppo 1B : lo stilo è molto breve (a volte è quasi nullo, ma non mancante);
  • Gruppo 4A : il portamento delle piante è di tipo erbaceo; sono piante più o meno pelose (ma non tomentose); gli ovuli sono “ortotropici” (= in posizione eretta)[4]; l'embrione ha una forma triangolare o da ferro di cavallo;
  • Sezione TUBERARIA.
  • Gruppo 4B : il portamento delle piante è di tipo arbustivo; l'aspetto è argentino; i peli sono squamoso-stellati; gli ovuli sono “ortotropici” (= in posizione eretta)[4]; l'embrione è spiralato;

Qui di seguito sono elencati altri sottogeneri di Helianthemum (l'elenco può non essere completo)[8]:

  • Helianthemum sect. Fumana Dunal in DC. (1824) (sinonimo = Fumana)
  • Helianthemum sect. Halimium Dunal in DC. (1824)
  • Helianthemum subgen. Helianthemum
  • Helianthemum subgen. Helianthemum sect. Argyrolepis Spach
  • Helianthemum subgen. Helianthemum sect. Brachypetalum Dunal
  • Helianthemum subgen. Helianthemum sect. Eriocarpum Dunal
  • Helianthemum subgen. Helianthemum sect. Helianthemum
  • Helianthemum subgen. Plectolobum Willk.
  • Helianthemum subgen. Plectolobum Willk. sect. Chamaecistus Willk.
  • Helianthemum subgen. Plectolobum Willk. sect. Macularia Dunal
  • Helianthemum subgen. Plectolobum Willk. sect. Plectolobum

Specie spontanee della flora italiana

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Per meglio comprendere ed individuare le varie specie del genere (solamente per le specie spontanee della nostra flora) l'elenco che segue utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche[9].

  • SEZIONE A : le piante di questa sezione hanno un portamento nano-cespuglioso (sono quindi perenni) con fusti legnosi alla base; inoltre tutte le foglie hanno delle stipole.
  • Gruppo 2A : i boccioli di questa pianta sono villosi con i sepali esterni ripiegati in modo buffo (il tutto è simile alla testa di un gatto);
  • Gruppo 2B : l'aspetto dei boccioli è normale;
  • Gruppo 3B : il peduncolo dei fiori è ben evidente (da 6 a 12 mm);
  • Gruppo 4A : i sepali possiedono delle setole patenti molto lunghe (come la distanza tra le nervature);
  • Gruppo 5A : alla base delle foglie superiori sono presenti delle stipole a forma lanceolata molto simili alle foglie stesse e lunghe più del picciolo;
  • Gruppo 5B : alla base delle foglie superiori sono presenti delle stipole a forma lineare (sono più brevi e molto più strette delle foglie stesse);
  • SEZIONE B : le piante di questa sezione hanno un portamento cespuglioso-nano con fusti legnosi alla base; le foglie sono prive di stipole (in qualche specie le stipole sono presenti solo sulle foglie superiori).
  • Gruppo 1A : i petali sono gialli con una macchia color arancio alla base; l'infiorescenza è formata da pochi fiori isolati (1 – 3);
  • SEZIONE C : le piante di questa sezione hanno un portamento erbaceo e sono a ciclo biologico annuale.
  • Gruppo 1A : i sepali hanno una consistenza membranosa, sono cigliati sui nervi e glabri sul resto della superficie;
  • Gruppo 2A : le piante di questo gruppo si presentano vischiose-ghiandolose; dopo la fioritura i peduncoli si ripiegano verso il basso;
  • Gruppo 2B : le piante sono normali senza ghiandole e i peduncoli sono più o meno eretti;

A questa lista è da aggiungere la specie Helianthemum sicanorum Brullo, Giusso & Sciandrello – Eliantemo dei Sicani, pianta endemica della Sicilia di recente ritrovamento.

Generi simili

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Se alcune specie si presentano in modo “modesto”, altre hanno delle sicure dote di eleganza tanto da giustificare attorno al 1656 l'entrata nei giardini europei di queste piante. Attualmente si possono contare ad una ventina le specie che vengono proposte dai commercianti di fiori sui mercati europei, senza contare le moltissime cultivar.
Tra le nostre specie spontanee quella che più viene sfruttata nel giardinaggio è Helianthemum nummularium. Con questa specie si sono generate una dozzina di cultivar sfruttando le sue caratteristiche di estrema variabilità[10].
Per il giardinaggio queste piante sono adatte per i muri fioriti o giardini rocciosi, in tutti i casi in posizione ben soleggiate. Non hanno grandi esigenze, basta che il terreno sia ben drenato un po' ghiaioso e di tipo calcareo.

  1. ^ (EN) Helianthemum, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 31 marzo 2023.
  2. ^ a b Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta., Milano, Federico Motta Editore, 1960.
  3. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 6 maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2011).
  4. ^ a b c d e f 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  5. ^ AA.VV., Flora Alpina. Volume primo, Bologna, Zanichelli, 2004.
  6. ^ (EN) Cronquist A., An integrated system of classification of flowering plants, New York, Columbia University Press, 1981, ISBN 9780231038805.
  7. ^ (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  8. ^ Flora Europaea - Royal Botanic Garden Edinburgh, su 193.62.154.38. URL consultato il 18 maggio 2009.
  9. ^ Sandro Pignatti, Flora d'Italia, Bologna, Edagricole, 1982, ISBN 88-506-2449-2.
  10. ^ Helianthemum nummularium: Coltivazione e Cura dell'Eliantemo maggiore, su edendeifiori.it.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume secondo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 410.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume secondo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 125-130, ISBN 88-506-2449-2.
  • AA.VV., Flora Alpina. Volume primo, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 422-428.

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