Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
2019, Letteratura Italiana Antica
Dall’esame di alcuni punti d’incontro tra Ulisse dantesco e Odisseo omerico a partire da Inf. I 91, sembrerebbe ragionevole ipotizzare che Dante avesse qualche conoscenza dell’episodio omerico di Circe e del viaggio di Odisseo agli Inferi. Più significative delle affinità sembrano però le differenze. Nel contesto di queste ultime l’A. considera la possibilità, suggerita da vari studiosi, che Dante fosse a conoscenza di una variante del mito omerico secondo la quale Odisseo sarebbe uscito dal Mediterraneo per raggiungere la terra dei morti. Ma come poteva Dante conoscere varianti del mito senza conoscere il mito stesso? L’A. sostiene che in ogni caso qualsiasi variante dell’Odissea che contempli la morte di Ulisse prima che rientri a Itaca, come avviene nel racconto dantesco, mina la struttura stessa del poema omerico, in quanto, se Ulisse non giunge all’isola dei Feaci, non può nemmeno raccontare le sue avventure. Presenta infine un saggio di Enrico Fenzi che prova quanto quella di Ulisse sia figura positiva per Petrarca, e suggerisce che l’Ulisse dantesco viene condotto alla morte non dai suoi vizi ma dalle sue virtù, e per questo appunto la sua fine è tragica.
Quaderni d'italianistica
Dante, Ulisse e la scrittura della nuova epica: una lettura del Canto XXVI dell'Inferno1996 •
Per questo undicesimo libro ho scelto di proporre, come terzo saggio, la traduzione del passo relativo al ferimento di Odisseo (11.401-458). Il primo comandante greco ad essere ferito è stato Agamennone: l'impresa riesce a Coone (251-253), che viene però immediatamente ucciso dallo stesso re. Poco dopo è la volta di Diomede, ferito da Paride(373-378) mentre sta spogliando il corpo di Agastrofo. Corre in suo aiuto Odisseo, che permette così a Diomede di mettersi in salvo: Odisseo viene però a sua volta ferito da Soco (435-438); Soco viene però a sua volta ucciso dallo stesso Odisseo. Ho scelto questo passo perché mi è molto piaciuta la caratterizzazione di Odisseo: il suo essere abbandonato dai compagni, i dubbi che lo assalgono, la bellissima comparazione con il cinghiale, la sua risoluzione ed infine il ferimento per mano di Soco. Anche la sua umana paura ed il suo chiedere l'aiuto dei compagni. In suo aiuto verrà nientemeno che il gigantesco Aiace, "ἕρκος Ἀχαιῶν". L'obiettivo del poeta è quello di mettere fuori gioco piuttosto rapidamente i principali comandanti achei in vista dell'attacco finale alle navi: egli raggiunge questo scopo in modo piuttosto rapido nel corso di questo libro. Le scene nelle quali i comandanti greci vengono feriti uno dopo l'altro sono molto ben caratterizzate: mai uguali, monotone, nonostante siano presentate in rapida successione. Eguale spazio viene dedicato ai comandanti feriti e ai Troiani: tutti i comandanti vengono feriti mentre sono in azione. Si nota un progressivo 'decrescendo' nella statura dei comandanti: Agamennone, quindi Diomede e Odisseo, infine Macaone ed Euripilo. Riccardo Guiffrey
Ma misi me per l'alto mare aperto. L'Ulisse. Quando Dante cantò la statura dell'uomo
Dante e il nuovo mito di Ulisse2010 •
Il folle volo in Occidente. La tragicommedia di Ulisse (II parte) Gennaro Scala (www.gennaroscala.it) L'Ulisse dantesco è una figura della cupidigia, quindi è necessario un esame del significato della cupidigia nella Commedia. L'intero cammino, dall'Inferno, dall'iniziale incontro con le Tre Fiere fino al Paradiso, fino alla confessione a Beatrice della propria cupidigia, è un percorso verso la liberazione di Dante, e, con lui, dell'intera umanità, dalla cupidigia. All'uscita dalla selva, il primo incontro sono le Tre Fiere. Nel corso dei secoli si è scritto tantissimo sull'identificazione di queste tre allegorie, qui ci limiteremo a quanto è necessario. Esse sono una parodia della trinità come Lucifero e altre figure dell'Inferno 1 , sono una e trine, ma trine nel senso di molteplice, l'insieme dei vizi sono rappresentati dalle fiere. La principale è la lupa, la cui identificazione con la cupidigia è abbastanza fuori discussione. Il mistero della Trinità, pur nella sua parodia infernale, si trasforma in una dialettica tra l'uno e i molti, in quanto se la radice del peccato è una, molteplici sono le sue manifestazioni. Le fiere rappresentano un diverso modo di intendere i vizi capitali (espressione anche questa della natura profetica della Commedia), ma per il solo Inferno, nel Purgatorio si torna ad una visione più canonica. Giovanni Pascoli, tra i commentatori da me consultati, è uno dei pochi che aiuta a districarsi in questa complessa allegoria dantesca: «Se la lupa è l'avarizia divenuta malizia, quest'avarizia maliziosa è raffigurata anche nel leone; e dunque il leone è la lupa. Così può dire alcuno. E rispondo: sì: in vero assomigliano. Famelico il leone, famelica la lupa; terribile in vista il leone, terribile dalla vista la lupa. E rispondo: sì: in vero il leone è dentro la lupa» 2. La lupa dovrà essere cacciata dal veltro, ovvero il programma della Monarchia secondo cui l'imperatore dovrà porre fine alla cupidigia di potere. Il leone è la lupa, se è vero che il leone rappresenta la superbia e quindi la brama di potere, ma essendo senza limiti, il leone viene a sovrapporsi alla lupa. Una sola fiera non rappresenta un vizio specifico, ma più di uno. La lupa è la brama senza fine, è la cupidigia in quanto tale («di tutte brame parea carca») ma che può manifestarsi in diversi ambiti, nella brama delle ricchezze, del potere, della conoscenza e in generale di tutte le cose terrene. Tuttavia la lupa ha una relazione speciale con l'avarizia (intesa come desiderio smisurato di accumulare ricchezze). Dopo aver incontrato la lupa, Dante ricorre ad una similitudine con l'avaro («E qual è quei che volentieri acquista»), poiché l'analisi aristotelica della crematistica rappresenta un elemento centrale nella delineazione della cupidigia (Teniamo presente che nell'italiano di Dante l'avaro non è solo il tirchio, ma principalmente colui che è bramoso di denaro)
1980 •
Romanzo, narra le vicende di un uomo che entra suo malgrado nel mondo della politica di un'Italia di ieri o forse di oggi o di domani....
Ulisse, giunto a tarda età, incita i suoi compagni a sfruttare quel che loro resta del tempo per varcare i confini entro cui hanno vissuto finallora e lanciarsi a conoscere il mondo senza gente. Ma per quale ragione la vita sarebbe degna e completa solo alla condizione di andare a esplorare il deserto vuoto di uomini?
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
Teoria e critica della regolazione sociale
Il folle volo. Ulisse e l'ultimo inganno2020 •
П А Л И М П С Е С Т / Palimpsest International Journal for Linguistic, Literary and Cultural Research (http://js.ugd.edu.mk/index/PAL))
Il canto dei violenti. Lettura di Inferno XII2020 •
2013 •
Incontri triestini di Filologia classica VII - 2007/08 - Atti del III convegno "Il calamo della memoria. Riuso di testi e mestiere letterario nella tarda antichità" (Trieste, 17-18 aprile 2008), a cura di L. Cristante e I. Filip
L'Inferno secondo Paolino di Nola: le figure mitologiche dell'Oltretomba pagano nel" carm." 312008 •