Euro

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Simbolo dell'euro
Simbolo dell'euro
Moneta da un euro
Moneta da un euro

L'euro (EUR o ) è la valuta comune dei Paesi dell'Unione Europea che hanno aderito all'Unione Economica e Monetaria (UEM), ovvero Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e dal gennaio 2007 Slovenia.

È stata introdotta nel 1999, ma soltanto dal 1 gennaio 2002 sono in circolazione monete e biglietti di banca con valore legale.

Nel dicembre del 2001 i cittadini dei Paesi facenti parte dell'UEM potevano acquistare gli Eurokit.

È stata adottata, per ovvi motivi, anche da: San Marino, Città del Vaticano, Andorra e Principato di Monaco — ma anche dal Kosovo e dal Montenegro, e indirettamente da altri paesi con cui c'è un cambio fisso, specie africani (franco CFA, franco CFP, escudo del Capo Verde, ma anche lev bulgaro e marco convertibile della Bosnia).

Il nome euro deriva dall'inizio della parola Europa, ed è stato adottato dal Consiglio europeo di Madrid del 1995 per rimpiazzare la sigla ECU (dall'inglese European Currency Unit) che era utilizzata nei trattati. Doveva essere semplice, unico e invariable. Molti altri paesi hanno inoltre deciso di usare normalmente il plurale o il partitivo del nome (esiste una tabella ufficiale dell'Unione Europea con in nomi ufficiali nelle varie lingue per indicare l'Euro e i suoi decimali).

Caratteristiche

L'euro è suddiviso in 100 centesimi. La parola «euro» viene ufficialmente usata in italiano sia al singolare che al plurale, mentre per i centesimi la parola ufficiale è "cent". L'euro è amministrato dal sistema delle banche centrali europee, composto dalla Banca Centrale Europea (BCE) e dalle banche centrali dei paesi membri dell'Unione Europea che partecipano all'euro. La BCE (Banca Centrale Europea con sede a Francoforte, Germania) ha il compito di impostare la politica monetaria; le banche centrali di ogni nazione si occupano della stampa e conio di banconote e monete, e del funzionamento dell'Eurozona. Vedi direttiva del Consiglio europeo (CE) n. 1103/97 del 17 giugno 1997: «il Consiglio europeo ha convenuto che la denominazione della moneta deve essere la stessa in tutte le lingue ufficiali dell'Unione europea, tenendo comunque conto di alfabeti diversi. Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri».

Pronuncia di "euro" e "cent" nelle lingue ufficiali dell'UE[1]
Lingua una unità molte unità; singolare plurale
Italiano 1 euro
1 cent
100 euro
100 centesimi
l'euro
il centesimo
gli euro
i centesimi
Danese 1 euro
1 cent
100 euro
100 cent
euroen
centen
euroene
centene
Finlandese 1 euro
1 sentti
100 euroa
100 senttiä
euro
sentti
eurot
sentit
Francese 1 euro
1 cent
100 euros
100 cents
l'euro
le cent
les euros
les cents
Greco 1 ευρώ
1 λεπτό
100 ευρώ
100 λεπτά
το ευρώ
το λεπτό
το ευρώ
τα λεπτά
Inglese 1 euro
1 cent
100 euros
100 cents
the euro
the cent
the euro
the cents
Olandese 1 euro
1 cent
100 euro
100 cent
de euro
de cent
de euro's
de centen
Portoghese 1 euro
1 cent
100 euros
100 cents
o euro
o cent
os euros
os cents
Spagnolo 1 euro
1 céntimo
100 euros
100 céntimos
el euro
el céntimo
los euros
los céntimos
Svedese 1 euro
1 cent
100 euro
100 cent
euron
centen
eurorna
centen
Tedesco 1 Euro
1 Cent
100 Euro
100 Cent
der Euro
der Cent
die Euro
die Cent

Tuttavia, in molti Stati si utilizzano forme alternative, specialmente nel caso degli (euro)cent(s): in Italia si dice correntemente centesimo/centesimi (anche se ufficialmente è "cent"), in Francia centime(s), in Spagna céntimo(s) e in Portogallo cêntimo(s) o centavo(s) come si usava con le precedenti valute, almeno prima che i centesimi perdessero valore e venissero quindi ritirati.

Un caso particolare è l'Irlanda, dove le parole euro e cent sono usate in gaelico come prestiti stranieri senza cambiamenti ortografici o di pronuncia, risultando così esclusi dal naturale cambiamento di pronuncia dopo i numeri. Il nome maschile eoró (plurale eorónna) è stato coniato dalla parola Eoraip ("Europa"), e ceint (plurale ceinteanna) si trova nel vocabolario irlandese almeno dal 1959 con il significato, appunto, di "centesimo". Le parole eoró e ceint sono attestate nella stampa, ma i prestiti stranieri sono di gran lunga più frequenti, per inerzia o forse anche per mancanza di volontà da parte delle autorità competenti di fare un tentativo di pianificazione linguistica in favore del gaelico irlandese.

In Italia l'Accademia della Crusca ha stabilito che la parola "euro" è indeclinabile, e quindi si parla "degli euro". Nel linguaggio comune, ad ogni modo, sta comunque diffondendosi anche l'uso popolare del plurale "euri" mentre è linguisticamente corretto senza dubbio alcuno l'uso di "centesimi", benché non previsto dalla legge.

Transizione

Le fasi di transizione dalle monete locali all'Euro vennero stabilite dalle disposizioni del Trattato di Maastricht del 1992 relative alla creazione dell'Unione economica e monetaria.

Per poter partecipare alla nuova valuta, gli Stati membri dovevano incontrare degli stretti criteri quali:

  • un deficit pari o inferiore al 3% del prodotto interno lordo;
  • un rapporto debito/PIL inferiore al 60%;
  • un tasso di inflazione non superiore a 1.5 punti percentuali sopra quello medio dei tre stati membri a più bassa inflazione;
  • tassi d'interesse a lungo termine non superiori di 2 punti percentuali rispetto alla media dei tre stati membri a più bassa inflazione;
  • appartenenza per almeno un biennio al Sistema Monetario Europeo.

In fase di accettazione, vennero compresi anche gli Stati membri i cui parametri avevano dimostrato la tendenza a poter rientrare nel medio periodo all'interno dei criteri stabiliti dal Trattato. Fra i paesi che avevano chiesto l'adesione alla moneta unica, la Grecia era l'unica che non rispettava i criteri stabiliti. Fu ammessa due anni dopo, il 1° gennaio 2001.

I tassi di cambio tra le varie divise nazionali e l'Euro furono determinati dalla BCE in base ai loro valori sul mercato al 31 dicembre 1998, in modo che 1 ECU (European Currency Unit, Unità di Valuta Europea) fosse pari a 1 euro. Essi non furono stabiliti in una data precedente a causa della composizione particolare dell'ECU il quale era una unità di conto che dipendeva da un paniere di valute comprendenti anche quelle che, come la Sterlina inglese, non avrebbero fatto parte dell'Euro.

I tassi di cambio erano i seguenti (1 euro uguale a):

La procedura per fissare il tasso di cambio della dracma fu differente da quella usata per le altre valute. Poiché l'euro era già vecchio di due anni e la valuta greca apparteneva allo SME-2, il tasso di conversione venne stabilito il 19 giugno 2000, mesi prima dell'effettiva introduzione della moneta europea nel territorio greco.

L'Euro venne introdotto per tutte le forme di pagamento "non-fisiche" (trasferimenti elettronici, titoli, ecc.) il 1° gennaio 1999, quando le valute degli stati partecipanti furono bloccate al tasso di cambio fisso e furono considerate espressioni non decimali di quest'ultima. La conversione fra due valute di paesi aderenti sarebbe avvenuta attraverso il metodo della triangolazione: prima sarebbe stata cambiata una valuta all'Euro sulla base del suo tasso di cambio fisso, quindi ci sarebbe stata la conversione dall'Euro all'altra valuta. Questo per evitare fenomeni di arbitraggio negli arrotondamenti che sarebbero sorti calcolando i tassi di conversione fissi fra le valute nazionali.

Le banconote e le monete dell'Euro entrarono in circolazione il 1° gennaio 2002. Le vecchie valute coesistettero con la nuova valuta fino al 28 febbraio 2002, data in cui cessò il loro corso legale e non poterono essere accettate per i pagamenti. Per il marco tedesco, in realtà, il corso legale era cessato il 31 dicembre 2001, ma le sue monete e banconote poterono comunque essere utilizzate durante il periodo di coesistenza. Nonostante non siano riconosciute legalmente per effettuare dei pagamenti, è ancora possibile convertire le vecchie valute in Euro presso le banche centrali nazionali. I vari paesi membri hanno stabilito diversi periodi in cui è possibile questa conversione; per l'Italia questa fase si concluderà il 31 dicembre 2011.

Nei mesi immediatamente successivi l'introduzione dell'Euro sembrarono svilupparsi in tutti i paesi aderenti dei veri e propri cambi di mercato, spesso molto distanti dai cambi prefissati a tavolino. In sostanza, là dove esisteva la possibilità di affidarsi alla libertà mercantile invece che essere obbligati ad un cambio fisso deciso dall'alto, la moneta Euro sembrò diminuire rapidamente di valore negli scambi, travolgendo anche i calcoli degli economisti più pessimisti.

In Italia a fronte di un cambio ufficiale di 1936,27 lire/euro, il mercato sembrò registrare un cambio reale di circa 2000 Lire/Euro. Il paese in cui la differenza tra cambio ufficiale e cambio di mercato sembrò più accentuata fu l'Austria; nelle zone di montagna si arrivò a formare un cambio libero di circa 30 Ats/Eur invece che 13,7603.

La differenza tra cambio prefissato e cambio reale dell'Euro sviluppò molte e intricate polemiche. Ci fu chi accusò i burocrati europei di non aver capito il meccanismo di scambio delle monete e quindi di aver creato una inutile fiammata inflazionistica (in Austria molti prezzi sembrarono aumentare di più del 200% in pochi mesi). Le autorità monetarie si difesero sostenendo che i casi di cambio deciso dal mercato furono statisticamente ininfluenti e, sotto il profilo morale, che furono dovuti a speculazione e non a necessità di mercato. In Italia l'ISTAT confermò che sostanzialmente non si erano avute fiammate inflazionistiche (dunque il cambio applicato sarebbe stato nella maggior parte delle transazioni quello deciso in via burocratica). Istituti di statistica indipendenti sostennero invece il contrario. Benché sia sicuro il valore cui le istituzioni scambiarono le ultime Lire (1936,27 ITL/EUR) ancora oggi non è chiaro a quale valore siano state scambiate le ultime lire sul libero mercato. La materia, d'altronde, ha ormai assunto esclusivamente valore di studio accademico, non essendo più presenti le valute nazionali in area Euro.

Sebbene alcune banche centrali nazionali (spesso, come in Italia, private) non stampino le banconote a taglio grande (500 e 200 euro), tutte le banconote e le monete in Euro prodotte in uno stato membro hanno valore legale in tutta l'Eurozona. La Finlandia ha deciso di non produrre e di non far circolare le monete da 1 e 2 centesimi, ad eccezione di piccole quantità per il collezionismo. Nonostante questa convenzione, però, le monete da 1 e 2 hanno ancora valore legale all'interno di quel paese.

Appartenenza all'Eurozona

Al momento gli stati membri che partecipano all'euro sono: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, e Spagna. Queste nazioni vengono frequentemente definite come "Eurozona" o "Eurolandia".

     Stati membri dell'UEM

     Stati Membri del MCE

     Stati dell'UE non membri della zona euro

     Stati e territori non UE dove è utilizzato l'euro

     Stati non UE la cui valuta è ancorata all'euro

A Danimarca e Regno Unito sono state garantite deroghe ai protocolli del Trattato di Maastricht; ad esse non è legalmente richiesto di unirsi all'euro a meno che i loro governi non decidano altrimenti.

La Svezia non ha tale deroga; cionondimeno, questa nazione decise nel 1997 di non utilizzare l'Euro e quindi non ha fatto alcuno sforzo per rispettare i criteri di un tasso di cambio stabile. Nel paese si è tenuto un referendum relativo all'adozione della moneta unica il 14 settembre 2003. Gli elettori votarono contro la proposta con un 41,8% di sì e un 56,1% di no, in un clima di tensione dovuto all'uccisione del Ministro degli esteri Anna Lindh, convinta europeista. Tale risultato dovrebbe rinviare la decisione di ingresso nell'Eurozona di non meno cinque anni.

In Danimarca un referendum sull'unione all'euro si è tenuto il 28 settembre 2000, con il risultato di un 53,2% di voti contrari; ma l'opinione pubblica si sta mostrando favorevole all'adozione della moneta unica.

Il governo britannico del primo ministro Tony Blair si è impegnato in una procedura di tripla approvazione prima di unirsi all'Euro, la quale coinvolgerà il gabinetto, il parlamento e, in ultima istanza, l'elettorato tramite referendum. Contrariamente a molti altri paesi europei, dove l'Euro è visto come un mattone fondamentale di un'Europa più integrata politicamente, nel Regno Unito la moneta unica sarebbe vista principalmente come un potenziale beneficio economico.

Per tutti i nuovi membri dell'Unione Europea è obbligatorio aderire all'Euro. Una volta soddisfatte tutte le condizioni necessarie, i nuovi membri potranno adottarla come moneta ufficiale.

Dei dieci Paesi che sono entrati a far parte dell'UE il 1 maggio 2004, i paesi appartententi al meccanismo di cambio SME-2, insieme alla Danimarca, sono:

Attualmente le valute di Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria non appartengono allo SME-2, per cui il loro ingresso nell'Eurozona è previsto per il 2010 - 2011.

La Slovenia adotterà la moneta unica il 1 gennaio 2007. Dopo un periodo di doppia circolazione di 13 giorni, il Tallero sloveno verrà considerato fuori corso.

Andorra, Principato di Monaco, San Marino e Città del Vaticano utilizzano l'euro come moneta ufficiale, nonostante non siano ufficialmente membri dell'UE e non abbiano rapporti formali con la BCE, poiché impiegavano in precedenza le valute locali che sono state sostituite dalla moneta unica. Nello specifico, Andorra usa le monete spagnole e francesi, avendo conferito unilateralmente valore legale all'Euro, mentre il Monaco, San Marino e la Città del Vaticano, invece, possono coniare monete proprie, con i loro simboli sul retro. Questo è stato reso possibile dalla Dichiarazione allegata n. 6 del Trattato che ha consentito la rinegoziazione degli accordi conclusi tra i tre paesi con gli Stati membri (rispettivamente l'Italia per San Marino e Città del Vaticano, la Francia per Monaco). Gli accordi vietano la stampa di banconote e fissano dei quantitativi annui per la coniazione delle monete. Questi quantitativi sono stabiliti in termini assoluti per San Marino e Città del Vaticano e adeguati annualmente sulla base dell'Indice dei prezzi al consumo. Per il Principato di Monaco, invece, il contingente annuale è determinato in termini relativi come quota del volume di monete coniate dalla Francia in un anno solare. Nel 2003, il principato di Andorra ha avanzato formale richiesta per la conclusione di un accordo monetario con la Comunità Europea. I negoziati sono ancora in corso.

Montenegro e Kosovo, che usavano il Marco tedesco come loro valuta, hanno adottato l'Euro, anche se, contrariamente agli Stati precedenti, non hanno nessun accordo legale con l'UE. Le nazioni che avevano le proprie valute agganciate al Marco, come Bulgaria ed Estonia, si sono di conseguenza agganciate all'Euro. Dal 2 febbraio 2002, la lita lituana (LTL) si è agganciata all'Euro invece che al dollaro statunitense. La Turchia, in vista di un avvicinamento all'Unione Europea, ha adottato la nuova Lira turca, che vale circa 0,50 euro.

Effetti della moneta unica

Dall'adozione di una moneta unica ci si aspetta un incremento dell'interdipendenza economica e una facilitazione del commercio tra Stati membri. Questo dovrebbe portare benefici a tutti i cittadini dell'Eurozona, in quanto l'incremento dei commerci è storicamente una delle forze guida della crescita economica. Inoltre la moneta unica si inserisce nel piano a lungo termine di un mercato unico all'interno dell'Unione.

Un secondo effetto dovrebbe essere una riduzione nelle differenze dei prezzi, ovvero un'uniformità dei prezzi in tutta l'Eurozona, che dovrebbe risultare in una maggiore competizione tra aziende, che dovrebbe aiutare a contenere l'inflazione e quindi essere a vantaggio dei consumatori. A quattro anni dall'introduzione il livellamento sembra però essersi orientato nell'aumento dei prezzi nei Paesi dove erano più bassi, piuttosto che con il calo dei prezzi nei paesi dove erano più alti. Altrettanto non è avvenuto per i salari.

L'Italia ha avuto i maggiori aumenti inflativi nell'Eurozona. Diversi i motivi addotti:

  • la scarsa e tardiva penetrazione dei supermercati che hanno concordato con il Governo la conversione dei prezzi esattamente secondo il cambio lira/euro e prezzi calmierati per molti prodotti, anche a causa dell'opposizione dei supermercati (legge 326/'71 su licenze regionali per la GDO e gestione politica delle logistiche);
  • la mancanza di controlli, che erano oggettivamente difficili nella piccola distribuzione dove il prezzo è deciso da una miriade di negozi, piuttosto che centralmente per migliaia di punti vendita (come avviene nella GDO). A ciò si aggiunge che in un'economia di mercato lo Stato non può fissare i prezzi, e l'interesse alla collusione che porta i commercianti a praticare forme tacite di cartello, allineando i loro prezzi con quelli più alti presenti sulla piazza anziché farsi concorrenza;
  • la svalutazione della lira: Germania e Francia erano abituati all'utilizzo dei centesimi, e un franco (o un marco) erano una somma con la quale era ancora acquistabile qualche bene. L'unità base della nostra moneta, una lira, non veniva più coniata da anni e non consentiva di acquistare più nulla.
  • la mancata rivalutazione della lira: Diversamente da Grecia e Germania (sotto Adenauer), l'Italia dopo le due guerre mondiali non rivalutò la propria moneta. Bettino Craxi propose la cosiddetta "lira pesante", sovrascrivendo il valore facciale delle monete che doveva apprezzarsi di 1000 volte, eliminando tre zeri. Praticamente, le vecchie 1000 lire dovevano essere rimesse in circolazione come banconote da 1 Lira Pesante.
  • la riduzione della massa monetaria circolante: con l'introduzione dell'euro la massa di euro circolante in Italia sarebbe stata significativamente minore del controvalore in lire ritirato dalla circolazione e riportato al cambio di 1936,27.

Alcuni economisti sono preoccupati dei possibili pericoli dell'adozione di una moneta unica in numerose aree diverse. Poiché l'Eurozona adotta un'unica politica monetaria, impostata dalla BCE, questa non può essere regolata per le situazioni economiche delle singole nazioni. Gli investimenti pubblici e le politiche fiscali di ogni nazione sono quindi l'unico modo in cui i cambiamenti economici possono essere introdotti specificamente per ogni regione o nazione.

Altri evidenziano che l'Eurozona è simile per dimensioni e popolazione agli Stati Uniti, che hanno una valuta unica e una politica monetaria impostata dalla Federal Reserve. Comunque, i singoli stati che compongono gli Stati Uniti hanno meno autonomia regionale e un'economia più omogenea delle nazioni dell'UE. Di particolare preoccupazione è il fatto che le economie dell'UE potrebbero non essere 'in sincronia', sia come ciclo economico che come pressione inflazionistica.

Si è detto che l'euro dovrebbe aggiungere grande liquidità ai mercati finanziari europei. Governi e compagnie possono prendere a prestito euro invece delle valute locali e questo si presume che permetterà l'accesso a più fonti di finaziamento. Altri economisti considerano che la forza potenziale di Eurolandia risiederà negli sforzi coerenti di una super-economia virtuale, nella quale sarà potenzialmente più facile creare forti associazioni finanziarie, piuttosto che una mera somma di singole liquidità.

Un ultimo e decisivo effetto è quello sul prezzo del petrolio. Eurolandia consuma più petrolio importato degli Stati Uniti. Questo significherebbe che più euro fluiranno verso le nazioni dell'OPEC, a parte il fatto che queste nazioni prezzano il petrolio solo in dollari (l'Iraq di Saddam Hussein era un'eccezione). Ci sono state frequenti discussioni nell'OPEC sulla prezzatura del petrolio in euro, che avrebbe vari effetti, tra i quali, costringere le nazioni a tenere riserve di euro per comprare petrolio, piuttosto che le riserve di dollari che hanno attualmente. Questo comporterebbe il trasferimento di un flottante che attualmente sussidia gli Stati Uniti e che andrebbe invece a sussidiare l'Unione europea.

Tassi di cambio dell'euro

Dopo l'introduzione dell'euro, il tasso di scambio con le altre valute, specialmente il dollaro, scese pesantemente. Alla sua introduzione nel 1999, l'euro era scambiato a $1,18. Da lì scese a fine 2000 fino a $0,85, per poi risalire all'inizio del 2001 fino a $0,95. Riprese a scendere fino al minimo storico sotto $0,84 nel luglio 2001. Alla luce degli scandali contabili delle aziende statunitensi (Enron, MCI Worldcom) le due valute raggiunsero la parità il 15 luglio 2002, e per la fine dello stesso anno l'euro raggiunse gli $1,04.

Si è speculato che la forza dell'euro rispetto al dollaro potrebbe incoraggiarne l'uso come valuta di riserva. Il 23 maggio 2003, l'euro sorpassò la quota iniziale di $1,18 e a dicembre 2004 arrivò a superare gli $1,36, il valore massimo dalla sua introduzione. Parte della forza dell'euro si crede sia dovuta ai tassi di interesse più alti in Europa rispetto agli Stati Uniti e al deficit sempre crescente della bilancia commerciale statunitense.

Il simbolo dell'euro

Le specifiche del logo che rappresenta il simbolo dell'euro.

Il codice internazionale a tre lettere (in base allo standard ISO 4217) dell'euro è EUR. È stato disegnato anche un simbolo (glifo) speciale per l'euro (€). Dopo che un sondaggio pubblico aveva ristretto la scelta a due, fu la Commissione Europea a fare la scelta finale. Il vincitore era ispirato dalla lettera greca epsilon (ε), così come a una versione stilizzata della lettera "E".

L'euro è rappresentato nel set di caratteri Unicode (esadecimale 20AC o decimale 8364, codice mnemonico HTML: €) così come nelle versioni aggiornate dei tradizionali set di caratteri latini. Le nazioni occidentali dovrebbero passare dall'ISO 8859-1 (Latin 1) all'ISO 8859-15 (Latin 9) o, ancora meglio, a UTF-8 per poter rappresentare questo carattere.

La Commissione Europea ha causato qualche disturbo a disegnatori e produttori di tipi specificando originariamente che il carattere dell'euro avrebbe avuto proporzioni esatte, indipendentemente dal carattere tipografico - creando in pratica un logo - piuttosto che avere un carattere disegnabile come gli altri simboli valutari. Tenere delle misure esatte lo avrebbe reso più ampio, in confronto ad altri simboli e cifre dei vari stili di carattere comportando problemi di aspetto tipografico in molti casi.

Comunque, molti disegnatori di tipi hanno ignorato la commissione e disegnato le varianti necessarie, spesso prendendo spunto dalla lettera C (si noti la somiglianza - C€), in modo che funzioni come gli altri simboli valutari e faccia bella figura in mezzo agli altri caratteri. Si noti anche come, mettendo insieme i simboli delle principali valute mondiali, ovvero "¥€$", si ottenga l'esclamazione inglese yes!, "sì!". Nell'illustrazione all'inizio dell'articolo appare il simbolo ufficiale, invariante.

Le monete

Lo stesso argomento in dettaglio: Monete Euro.

Sono state messe in circolazione monete metalliche con 8 diversi valori:

Ciascuna moneta ha un lato comune a tutti i Paesi che hanno adottato l'euro, mentre il disegno sull'altro lato viene deciso da ciascuno Stato, pertanto ci sono perlomeno 8×15=120 diverse monete, senza contare le monete da 2€ celebrative e commemorative (anch'esse di libera circolazione in tutta l'eurozona come qualsiasi altra moneta da 2€), che ad oggi ammontano ad 8, e quelle di nazioni come San Marino, Città del Vaticano e Principato di Monaco che hanno diritto di coniare monete per accordi bilaterali con Italia (nei primi due casi) e Francia.

Le banconote

Lo stesso argomento in dettaglio: Banconote Euro.

Le banconote non hanno disegni diversi per ogni Stato come le monete, ma sono invece tutte uguali. Le banconote sono state emesse in sette tagli da: 5, 10, 20, 50, 100, 200 e 500 euro.

Billets en euro
Billets en euro

Note

Voci correlate

Collegamenti esterni

Banche Centrali (Sistema Europeo di Banche Centrali (ESCB) - eurozona)

Banche Centrali (Sistema Europeo di Banche Centrali (ESCB) - fuori dall'eurozona)

Approfondimenti

Convertitori valuta

Risorse gratuite

  • (EN) Monete, icone per Windows XP rappresentanti il recto delle monete da 1 eurocent a 2 euro.

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