Tavolario era il nome che veniva dato a un corpo di tecnici (ingegneri e architetti), nominati dalla Città di Napoli ma dipendenti dal Sacro regio consiglio, che nel Regno di Napoli erano incaricati di redigere perizie, apprezzi, mappe accurate del territorio. Essi possono essere considerati i padri del catasto. La competenza dei tavolari in una materia così tecnica era indiscussa. Anche quando subentrò la legislazione napoleonica l'autore di un testo sulle servit�� prediali mise in copertina la sua cessata carica di tavolario.[1]

Pergamena recante il Privilegio con il quale il Re Ferdinando IV delle Due Sicilie conferiva al Regio Ing. Angelo Raffaele Barletta il luogo di Tavolario della Inclita e fedelissima città di Napoli, il 7 settembre 1774.

Il gran numero di atti redatti dai tavolari, che si qualificano con tale loro carica, e tuttora reperibili permette anche allo storico contemporaneo di accedere ad un grande numero di notizie.[2]

Erano riuniti in un Collegium tabulariorum e la loro attività era regolata da una serie di prammatiche che disciplinavano la loro elezione, i loro compiti, minacciava sospensioni e ammende.[3]

In altri testi compaiono le suppliche alle autorità.[4]

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