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Volkswagen, meno impianti anche in Cina contro il calo delle vendite

La casa tedesca cerca con il partner SAIC antidoti al calo della domanda di auto con motore a combustione interna nel mercato più grande del mondo

di Alberto Annicchiarico

3' di lettura

Il Gruppo Volkswagen e il suo partner cinese storico SAIC, starebbero pianificando la chiusura di uno stabilimento in Cina, a Nanchino. Potrebbe non essere l’unico. La ragione è il crollo della domanda di automobili con motore a combustione interna. L’impianto, che produce modelli Vw Passat e Skoda, ha una capacità annuale fino a 360mila veicoli. La chiusura di uno o più impianti è all’esame del colosso di Wolfsburg anche in Germania, dove è in corso una radicale revisione dei costi.

Gli altri stabilimenti sotto osservazione

Nella sede di Shanghai, SAIC Volkswagen Automobile ha già interrotto la produzione in un altro stabilimento due anni fa. Il sito era attivo fin dalla metà degli anni ’80. Un secondo impianto ha ridotto la produzione e potrebbe anch’esso essere chiuso o ristrutturato. I due partner stanno inoltre rivedendo la strategia del marchio Skoda, destinato al mercato di massa, dopo un forte calo delle vendite, come confermato dalla stessa azienda. Un impianto a Ningbo, nella provincia di Zhejiang, che produce diversi modelli Skoda, è rimasto inattivo per mesi e potrebbe essere un prossimo candidato la chiusura. Tutto questo deve essere ancora sancito da una decisione definitiva, hanno confidato fonti anonime all’agenzia internazionale Bloomberg.

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«Tutti gli stabilimenti di SAIC Volkswagen operano normalmente in base alle esigenze del mercato e alle nostre previsioni», ha dichiarato Volkswagen China in una risposta via email a Bloomberg News.

Il rapido passaggio alle auto elettriche in Cina

Il ridimensionamento del produttore tedesco in Cina, il più grande mercato automobilistico mondiale con i suoi 30 milioni di veicoli venduti nel 2023 (secondo China Association of Automobile Manufacturers, CAAM), è causato soprattutto dal rapido passaggio ai veicoli elettrici, che ha esposto la casa di Wolfsburg ad una capacità produttiva in eccesso per i veicoli tradizionali.

Mentre in Europa la domanda di veicoli elettrici ha subito una battuta d’arresto e probabilmente nel 2024 la crescita sarà pari a zero (poco più di 3 milioni di unità secondo RHO Motion, centro studi britannico focalizzato sulla transizione energetica per quanto concerne l’automotive), l’elettrificazione in Cina procede rapidamente. Una rincorsa durata un decennio, ma che ha visto una netta accelerazione a partire dal 2019. Produttori locali come il colosso di Shenzhen, BYD, sono balzati in testa alle vendite grazie a modelli innovativi e accessibili, mentre le auto con motori “termici” sono desiderate sempre meno dai consumatori del Dragone.

Volkswagen lancia allarme: non esclusa chiusura fabbriche in Germania

In tutta la Cina, le vendite di veicoli elettrici a batteria e ibridi plug-in sono aumentate del 43% ad agosto rispetto a un anno prima, raggiungendo 1,03 milioni di unità. Nei primi otto mesi sono stati superati i 6 milioni. E per fine anno si dovrebbero sorpassare i 10 milioni, +30% sul 2023. In luglio, infine, per la prima volta sono state vendute più auto Nev, a batteria e ibride plug-in, di quelle con motore a combustione interna.

Quanto a Volkswagen, ha registrato un incremento del 45% nel primo semestre del 2024 rispetto a dodici mesi prima, passando da 62.400 a 90.600 unità. Nello stesso periodo BYD ha venduto 726mila auto a batteria.

Sempre nel primo semestre in complesso Vw, con le sue jv cinesi, ha venduto 1,26 milioni di vetture, mentre BYD, che produce solo Nev, ne ha vendute 1,60 milioni.

Utile operativo in diminuzione e capacità sotto il picco pre-pandemico

Volkswagen ha investito quattro decenni nella costruzione della sua capacità produttiva in Cina, iniziando nel 1985 la joint venture con Saic (gruppo di proprietà statale, che in Europa sta avendo un buon successo grazie al brand MG Motors). Sono seguite altre collaborazioni. Alla fine del 2023, Vw contava oltre 90mila dipendenti nel suo “braccio” cinese, ma ora si trova a rincorrere. La produzione nei 39 stabilimenti cinesi di Vw, lo scorso anno, è rimasta oltre un quarto al di sotto del picco pre-pandemico. L’utile operativo delle joint venture cinesi è sceso del 20%, attestandosi a 2,62 miliardi di euro, la metà rispetto al picco del 2015. Ridurre la capacità dovrebbe consentire di risparmiare sui costi e di provare a scalare posizioni nella classifica di produttori di veicoli elettrici.

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