ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùMercati in corsa verso la Casa Bianca

Elezioni Usa, investitori più fiduciosi in Kamala Harris

La candidata Dem annuncia a sorpresa meno tasse sui guadagni finanziari e sulle start up. Trump fedele all grande America inneggia alle criptovalute

di Marzia Redaelli

4' di lettura

La campagna elettorale per le Presidenziali Usa di novembre ha preso il via con il primo dibattito di Kamala Harris, candidata del partito democratico, con Donald Trump. Trump, partito sicuro e di slancio nel confronto, ha man mano ceduto il passo a una Harris sicura e preparata, che ha cercato il consenso dei liberali e dei mercati finanziari. Harris, infatti, che finora non aveva dato molti dettagli sul suo programma, ha anticipato una riduzione delle tasse al 33% sui guadagni in conto capitale (che ora sono al 36%) e ha promesso di aiutare le nuove imprese.

In estate, i mercati hanno dato un assaggio delle possibili reazioni ai risultati elettorali: fin quando Trump era favorito contro Biden il dollaro è rimasto forte, insieme ai rendimenti obbligazionari, e le azioni toniche, grazie a prospettive di aumento dell’inflazione per via di tariffe sull’import e della difesa della corporate America.

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Quando, invece, Kamala Harris è entrata in corsa ed è salita nei sondaggi, gli investitori hanno iniziato a prezzare maggiori interventi sui tassi della Federal Reserve (che ha anche fatto intendere la fine della politica restrittiva a causa dell’occupazione in peggioramento) e, dunque, a indebolire il biglietto verde e i rendimenti. Il partito democratico, infatti, è tradizionalmente più propenso a una politica fiscale in sostegno alle fasce meno abbienti della popolazione e più aperto alla collaborazione internazionale.

I PROGRAMMI
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Esiti e conseguenze

Dalle urne, al momento, si stimano un paio di scenari più probabili: una vittoria di Trump con il controllo di tutto il Congresso (in queste elezioni si rinnova soltanto la metà del Senato), che - come spiega Giuseppe Patara, Head of portfolio management Italia di Pictet Wealth Management - segnerebbe un cambio di passo deciso sui mercati, e una vittoria democratica con un Senato conteso. «Partendo da scenari estremi - precisa Patara -, cioè la vittoria di uno dei due candidati e la contemporanea maggioranza al Congresso del suo stesso partito, dai programmi si evince che la vittoria repubblicana porterebbe a un innalzamento marcato delle tariffe sulle importazioni da altri Paesi, aumentando, quindi, inflazione e portando alla risalita dei tassi di interesse, oltre che al marcato rafforzamento del dollaro. Allo stesso tempo, una generalizzata tendenza a politiche di riduzione della tassazione sarebbe sommata a una deregolamentazione di alcuni settori come energia tradizionale e finanza, il cui effetto potrebbe essere positivo nell’immediato per i mercati azionari dei settori direttamente impattati». Una continuità dell’amministrazione democratica con la vittoria di Kamala Harris, invece, avrebbe effetti più smorzati. «Una nuova amministrazione a guida democratica - continua Patara - porterebbe minori cambiamenti rispetto alle politiche attuali, con una spesa pubblica ancora rilevante a sostenere i consumi, alcuni aggiustamenti a livello di tassazione, in particolare con l’aumento delle imposte sugli utili societari, e il mantenimento degli stimoli alla green economy e all’elettrificazione introdotti con l’Inflation Reduction Act di Biden. Nell’immediato, ci potrebbe essere una reazione soprattutto sul mercato obbligazionario, con tassi in discesa nell’attesa di un proseguimento del ciclo dei tagli della Fed, e sul dollaro, destinato a deprezzarsi. Dunuqe, una vittoria democratica non sarebbe nell’immediato positiva per i mercati azionari, ma non crediamo che possa mettere in crisi le performance di lungo periodo delle aziende Usa, specialmente se si avrà un Congresso diviso tra i due partiti»

I settori favoriti

I pilastri dei due programmi avrebbero un impatto particolare su alcune industrie. «La vittoria dei democratici - afferma Simone Obrizzo, Portfolio manager di AcomeA Sgr - offrirebbe un ottimo potenziale alle small cap, alle società legate alla clean economy, alle utility, alle società di software che analizzano i dati sulla qualità di aria e acqua e, infine, alle società di semiconduttori funzionali a conservare la posizione dominante che Harris vuole mantenere sull’intelligenza artificiale. Quest’ultima posizione è condivisa da Trump, ma in caso di vittoria dei repubblicani sarebbe meglio spostarsi sulle big cap, società legate al settore della difesa, del petrolio e, in generale, a settori ad alta regolamentazione per la possibilità di allentamento delle restrizioni».

Quelli penalizzati

Dalla prospettiva inversa, quella dei settori nel mirino di misure legislative sfavorevoli, si ottengono altre indicazioni. «Le società più penalizzate in caso di vittoria dei democratici - continua Obrizzo - sarebbero le big cap, per l’intenzione di incrementare la tassazione e di quadruplicare la tassazione del buyback. Altro settore in difficoltà sarebbe il pharma, per la possibile riduzione dei prezzi delle medicine e per l’eliminazione degli intermediari, che potrebbero avere impatto sul modello di business dei principali player del settore. In caso di vittoria dei repubblicani, invece, dovremmo prestare attenzione alle società legate alla green economy e ai grandi esportatori Usa, poiché le tariffe sull’import potrebbero attirare ritorsioni da altri Paesi. In fine, con Trump le small cap potrebbero non avere gli stessi vantaggi fiscali che Harris ha previsto».

L’eco sui mercati globali

Le elezioni americane hanno una forte eco anche sui mercati globali. Il rafforzamento del dollaro e dei tassi sarebbe nocivo per i Paesi emergenti, che con la valuta Usa commerciano e si indebitano. L’Europa, invece, rischia di essere il vaso di coccio tra Stati Uniti e Cina e soffrirebbe della politica protezionistica di Trump. Harris, invece, riaprirebbe il dialogo con il Messico, e dunque darebbe impulso all’economia dell’America latina, e avrebbe un atteggiamento più distensivo con l’Unione europea. E’ comune a democratici e repubblicani, infine, la sfida con la Cina per la supremazia tecnologica e, in generale, economica.

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